lunedì 17 dicembre 2012

The Return of Captain John Emmett

 



Con un'incursione nel mio vecchio blog, recupero la recensione di un bel romanzo letto nel 2010, "The Return of Captain John Emmett" di Elizabeth Speller, edito da Virago e disponibile su Amazon UK.



L'eponimo John Emmett si è suicidato il giorno di Natale del 1920, sparandosi un colpo di pistola in una radura del bosco di Fairford, nel Gloucestershire, dopo essere sfuggito alla sorveglianza degli inservienti della casa di cura per malattie mentali presso la quale si trovava ricoverato.

Riassunta così, parrebbe una storia di una tristezza struggente. Invece è il libro più bello che ho letto quest'anno, acquistato per puro caso perché comparso tra i suggerimenti nella mia pagina su Amazon, mentre cercavo tutt'altro. Una vera gemma.

E no, la storia non è affatto triste. Perché John Emmett aveva una sorella, che non si capacita della sua morte e vorrebbe scoprire qualcosa di più sulla vita, per lei in larga parte misteriosa, di quel fratello maggiore poco conosciuto. A tal proposito, incarica un vecchio compagno di scuola di John, Laurence Bartram, di svolgere una piccola indagine.

Laurence è un protagonista sui generis, già pieno dei propri guai, da poco vedovo, senza un vero lavoro, che ancora cerca di venire a patti con i ricordi della guerra. Vive in un appartamento da scapolo in Great Ormond St., gelido e poco accogliente. Frequenta un unico amico. Ovvio che l'idea dell'indagine informale lo intrighi, se non altro è una scusa per uscire di casa e, nella sua situazione, ogni scusa è benvenuta. Laurence si butta a capofitto nelle ricerche, con l'aiuto del vecchio amico e compagno di scuola Charles Carfax, un personaggio gioviale, con un debole per i romanzi di "Mrs. Christie", per cui la guerra pareva essersi ridotta a "a bit of a lark" e dotato di una moltitudine di cugini convenientemente piazzati in vari strati della società, in modo da tornare utili per le indagini...

Laurence e Charles, che vagamente ricordano il dottor Watson e Sherlock Holmes o, per restare in tema Agatha Christie, il capitano Hastings e Poirot, cominciano le ricerche esaminando gli effetti personali e il testamento del loro vecchio amico. Certo, non lo vedevano da molti anni. E con un po' di sforzo di fantasia possono anche spiegarsi un (pingue) legato a un tale capitano William Bolitho, ma non riescono proprio a capire che cosa John potesse mai avere avuto a che fare con una certa Mrs. Lovell, una modesta vedova di Lisson Grove, per lasciarle una somma così cospicua.

In fin dei conti, sono anni in cui il social divide era ancora assai vasto, e come può esistere una spiegazione rispettabile per il secondo lascito? Ma in questa vicenda niente è come sembra.

Senz'altro la bella signora Bolitho, rossa di capelli e dalle idee piuttosto radicali, laburista, attivista per i diritti delle donne, ex infermiera in Francia, potrebbe avere molte storie da raccontare, se solo non custodisse la propria privacy con tanto puntiglioso zelo.

Si nasconde un qualche mistero dietro alla gestione, senz'altro assai poco ortodossa, della casa di cura? E per quale motivo la sorella di John sente il bisogno di mantenere tanti segreti? Tresham Brabourne (bisogna dire che Laurence ha talento per trovare testimoni dai nomi improbabili...), giornalista al Daily Herald, anche lui potrebbe avere qualche storia interessante. 
E magari anche voglia di raccontarla. Raccontare storie è il suo mestiere, dopotutto. Conserva ancora, tra l'altro, una vecchia sciarpa con i colori della sua scuola, Wellington, che gli serve per combattere il gelo dell'ufficio. Una sciarpa proprio uguale a quella trovata accanto al cadavere di John, che però aveva frequentato Marlborough, e avrebbe dovuto indossare tutt'altri colori. Piuttosto insolito per un vecchio alunno possedere due sciarpe. E allora l'altra da dove viene?

Forse c'entra in qualche modo anche il generale Somers, eroe della guerra in Sudafrica? L'ultima guerra non era la sua, è vero, ma vi ha pur sempre perduto due figli. Studenti di Wellington, guarda un po' il caso.

A Laurence tocca rimettere insieme i cocci della sua vita e, nel contempo, sbrogliare una matassa molto intricata, un mistero che affonda le sue radici in Francia, negli anni della guerra. Il momento della resa dei conti avverrà in un buio pomeriggio d'inverno, e lascerà sorpresi anche i nostri detective.

Un giallo molto bello, come non ne leggevo da tempo, che segue la strada tracciata da Agatha Christie senza indugiare in dettagli macabri come fanno tanti gialli dei giorni nostri.

Caldamente raccomandato!


There were chaps out there who couldn't have commanded a tea party, much less an assault on a machine-gun post. (pag. 162)

You came here wanting to find out about the death of a London policeman in the summer, but now you're here, you've discovered you'd rather talk about my part in a firing squad in France in 1917? [...] You never know what you're going to find if you start digging. (pag. 220)

Laurence found it hard to process what he was hearing. How long had he been there, listening to a man who should have been the sanest of individuals, and whose demeanour and tone were indeed utterly reasonable, talking of madness? (pag. 386)


E, poiché sto leggendo una sorta di sequel di questo romanzo, "The Strange Fate of Kitty Easton", un'altra recensione a tema Elizabeth Speller seguirà a breve!

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